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every breath you take || OLLY

Fanfiction

A meno che tu non sia l'unica L'unica per me le altre le vedo Le altre si che le vedo Ma a te ti sento dentro come un pugno

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«Patti chiari: pago io» dice Federico prima che ci servano. Io alzo le mani in segno di resa.
Alla fine decidiamo di prendere una vaschetta da portare a casa.

"Stacca" mugugna nel mio orecchio Federico. Cerco di aprire gli occhi con fatica e di spegnere la sveglia che ci sta massacrando i timpani. Riesco finalmente a trovare il telefono, ma mi accorgo che non è la sveglia, bensì una telefonata. Silvia. Rispondo.

"Buongiorno, stellina. Interrompo qualcosa?" sento la sua voce squillante in vivavoce.

"Il mio sonno e null'altro, dimmi" le rispondo, mentre sento Federico sorridere contro la mia spalla.

"Stavamo parlando e abbiamo pensato che stasera, quando arrivate a Milano, vi veniamo a prendere noi. Abbiamo prenotato un bel ristorante. E poi volevo sentirti... questi giorni, tu e quell'altro scemo non vi siete proprio fatti sentire," dice lei con fare sospettoso.

"Va bene per stasera" dico, sviando completamente la seconda parte del discorso.

"Sì sì, evita pure i discorsi, lo fai perché ti stanno scomodi" mi riprende lei subito.

"Non ho niente da dire" rispondo io, cercando di chiudere lì.

"Sarà... Federico è lì con te, almeno?"

Abbasso lo sguardo. Le sue braccia mi circondano la vita, la testa poggiata sulla mia pancia, le gambe intrecciate con le mie. Non è semplicemente con me. È praticamente incollato a me. Ieri, dopo il gelato ci siamo messi sul mio letto con la tv accesa. Ci siamo addormentati tempo zero, con ancora il telecomando in mano.

"Ehm... no, no. Ieri mi ha accompagnata a fare l'esame, poi ci siamo divisi," dico, senza credere neanch'io alle mie stesse parole.

Nel frattempo, lo scemo qui accanto cerca di non scoppiare a ridere, soffocando la risata contro la mia pelle. Gli do un pizzicotto sul fianco per farlo smettere.

"Ah, capito. Com'è andato l'esame?" chiede infine.

"Bene. Ventinove," dico soddisfatta.

"Grande! Va bene, ci sentiamo dopo. Ah... salutami Federico, cretini."

Ridiamo entrambi e la salutiamo.

«Allora, che si fa stamattina?» chiedo stirandomi pigramente nel letto, la voce ancora impastata di sonno.

Federico apre un occhio, a fatica, e dice: «Si resta qui. A letto. In religioso silenzio. Abbracciati.»

«Religioso silenzio? Tu hai russato fino alle sei, sembrava passasse un treno ogni cinque minuti.»

«Bugia. Io dormo con grazia. Semmai eri tu quella che si rigirava come una lavatrice in centrifuga.»

"Beh, non posso lamentarmi, per la prima parte della notte ho avuto un braccio completamente addormentato, ma anche tu sei un ottimo cuscino," ride lui.
Sorrido e gli infilo le dita tra i capelli arruffati. Si gira verso di me, così siamo uno di fronte all'altra. Chiude gli occhi, sospira, poi mi tira a sé e mi lascia qualche bacio sparso sul collo.

Il mio autocontrollo va a farsi benedire. Non possiamo continuare così, per quanto sia piacevole.
Mi prendo un attimo per godermi quei gesti, poi mi allontano leggermente.

«Dai, su, alziamoci. Non possiamo passare la mattina chiusi qui. Facciamo colazione, prendiamo un po' d'aria, poi andiamo con calma verso la stazione.»

«Dammi un bacio e mi alzo,» mi sfida. Rimango spiazzata. Mi sento come su una montagna russa. Vorrei lasciarmi andare, ma ho paura che tutto possa crollare da un momento all'altro.

«I baci non si chiedono,» rispondo, cercando di nascondere l'imbarazzo.

Federico sorride furbo, si avvicina lentamente e mi ruba un bacio rapido sulle labbra.
«Ecco, ora posso alzarmi tranquillo.»

Sorrido, scuoto la testa e gli do un altro bacio, un po' più lungo questa volta.
«Sei insopportabile.»

Vado in cucina e metto su il caffè. Mentre aspetto che sia pronto, rispondo ai messaggi dei miei genitori, di nonna Sara e compagnia.

«Comunque,» inizia Federico, mettendosi davanti a me e cercando il mio sguardo. «Non so se ti ha dato fastidio prima, in camera. Dimmi se è troppo, se non ti senti a tuo agio.»

Scuoto la testa. Passa qualche secondo di silenzio.

«Ho solo paura di togliere il freno a mano, ti ricordi il discorso in macchina?»
Lui annuisce piano.

«Mi ricordo. Però stavolta sembra tutto diverso. Non fraintendermi, ma non mi sono mai sentito così. Mi sto spaventando anch'io, eppure non riesco a fermare quello che provo.»

Lo guardo, e qualcosa nella pancia fa capriole.

«Andiamoci piano. Vediamo cosa succede, senza correre.»

Lui sorride, mi versa il caffè e sorseggia il suo.
«No, niente corse. Anche se un passo svelto ogni tanto non mi dispiace,» sussurra all'orecchio mentre mi stringe forte.
«Scemo.»

SPAZIO AUTRICE:
Hello!!!
Sono proprio belli 😭😭, mi dispiace quasi farli tornare a Milano, sembravano già marito e moglie. Grazie come sempre per tutto. Al prossimo, bacio!! 💋

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