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ma a te ti sento dentro come un pugno
Sole
Mi dicono spesso che sembro troppo composta. Sono sempre stata la classica bambina responsabile, quella che non dava mai problemi. La preferita delle maestre, l'orgoglio dei parenti, l'amica che "eh, beata te che sei così matura". Risultato: maniaca del controllo, perfezionista, ipercritica e con standard autoimposti al limite dell'umano. Se da un lato questa versione potenziata di me mi ha aiutata a raggiungere obiettivi e soddisfazioni, dall'altro mi ha resa praticamente impenetrabile. Nessuno riesce mai a conoscermi davvero.
Ho imparato a trattenere tutto: insicurezze, ansie, piccoli e grandi drammi esistenziali. Li trasformo in un sorriso strategico o in una risposta pronta al momento giusto. Non è che io non senta le cose, sia chiaro. È solo che ho capito presto una verità semplice ma brutale: gestirle è infinitamente più funzionale che affogarci dentro.
Ecco perché ho scelto Giurisprudenza. Non perché impazzisca per codici, commi e sentenze (spoiler: assolutamente no), ma perché in quell'ambiente non serve mostrare cosa provi. In un'aula di tribunale non interessa come ti senti. Vogliono sapere cosa sai dimostrare. E io voglio dimostrare una sola cosa: che non ho punti deboli. O almeno, che so tenerli ben nascosti.
L'unica persona che è mai riuscita a farmi abbassare, anche solo un po', le difese è mia sorella Vanessa. Lei è tutto quello che io non sono: istintiva, trasparente, disarmante. Ogni emozione le si legge in faccia senza nemmeno il bisogno di aprire bocca. Non sente il bisogno di dimostrare niente a nessuno, vive come se il mondo potesse finire domani e tutto sommato... le andrebbe bene così. Abbiamo solo un anno di differenza, e praticamente una vita condivisa: dalle bambole alle prime cotte adolescenziali, fino all'università.
Lei studia Lingue. Ha sempre avuto il pallino di comunicare con chiunque – anche con i sassi, se potessero risponderle. È la tipica persona che, in vacanza, mentre tu ancora mastichi l'ultimo cornetto, ha già stretto amicizia con il barista del posto.
Vanessa ora vive a Milano, dove ha vinto una borsa di studio. Io invece sono rimasta a Roma, e sinceramente non potrei essere più felice. Con Roma ho un rapporto viscerale: ogni angolo ha un pezzo della mia storia, e non ero pronta a lasciarla. Però ho comunque deciso di uscire di casa, perché volevo dimostrare a me stessa (e un po' anche agli altri) che potevo cavarmela da sola. Anche se, ammettiamolo, il numero di mamma resta stabilmente nella top 3 dei più chiamati.