Ho vissuto per quasi un anno in una piccola stanza vicino all'università.
Convivevo con una ragazza, Elisa, e no – non è una storia da "amicizia inaspettata".
Abbiamo passato più tempo a discutere che a parlare. Piatti sporchi, panni ovunque, festini organizzati tipo rave nel salotto.Alla fine del contratto, ho fatto quello che chiunque con un briciolo di istinto di sopravvivenza avrebbe fatto: sono scappata.
Ora mi preparo a una nuova avventura. Ho già conosciuto la ragazza con cui dividerò il prossimo appartamento: si chiama Silvia, e sembra una persona tranquilla.
O almeno lo spero. Perché se anche lei si rivela una versione aggiornata del demonio, potrei seriamente considerare l'ipotesi di tornare da mamma e papà, con tanto di valigia e coda tra le gambe.In questi giorni ho iniziato il trasloco. Mi manca solo qualche scatolone e gli oggetti più personali, poi posso dichiararmi ufficialmente trasferita.
Così prendo la macchina e torno a recuperarli.
Nonostante l'esperienza tutt'altro che memorabile, quella casa è stata teatro dei miei primi passi nella vita (quasi) adulta.
Staccare le foto dal muro e chiudere in una scatola i miei ricordi ha qualcosa di fortemente malinconico.Passo le dita su una foto: è il ventesimo compleanno di Vanessa. Ci siamo io e lei, abbracciate e sorridenti, mentre guardiamo l'obiettivo.
Subito dietro ce n'è un'altra, molto meno allegra: sono in Liguria, con Ryan – il mio ex. Una vacanza da dimenticare.
Quel giorno litigammo praticamente dal caffè mattutino alla buonanotte, tutto per colpa di un ragazzo che cantava in un piano-bar a Genova. Fece una battuta mentre passava accanto a me, io risposi con un sorriso e – magia – Ryan scattò come se mi avesse colto sul fatto di un tradimento internazionale.La relazione con Ryan è stata... complicata. Tesa. Estenuante.
Però mi ha insegnato a riconoscere quando la gelosia diventa ossessione, e soprattutto a trovare il coraggio di scendere dal treno prima dello schianto.
Non è stato facile.
Quelle litigate non erano eccezioni, erano la regola: per come mi vestivo, per come mi truccavo, per con chi parlavo, se sorridevo troppo, se abbracciavo un amico, se osavo dire che un attore era carino.
La gelosia malata si traveste bene, è un animale subdolo, spesso somiglia ad una strana forma d'amore. Poi, un giorno, alzi gli occhi e ti rendi conto che l'amore – quello vero – non c'entra niente.
Sono stata fortunata: ho avuto la forza di dire basta.Guardo di nuovo quella foto, poi la metto via con le altre.
A parte quell'episodio, Genova mi ha lasciato ricordi belli: il profumo del mare, il cibo, la musica che sbucava dai vicoli. Qualcosa ti rimane sempre addosso.Continuo a raccogliere le foto: la mia famiglia, il diploma, viaggi, diciottesimi.
Raccolgo anche le ultime felpe, gli appunti di Diritto Romano (il mio attuale incubo inchiostro su carta) e la mia sacca con la piastra – alleata di mille battaglie.
Chiudo l'ultimo scatolone, metto la giacca e mi lancio nel traffico di Roma.Appena arrivo, vengo accolta dal profumo della pasticceria sotto casa. Ha qualcosa di rassicurante, mi riporta a quando ero bambina.
Nonna Sara aveva un bar e sfornava cornetti tutte le mattine. Il più bello lo teneva sempre da parte per me.
Sono sempre stata la sua cocca.
Mi ha insegnato a giocare a carte, a preparare il ragù, e anche ad alzare la voce quando serve."Se non alzi mai la voce, penseranno che non ce l'hai. E allora si sentiranno in diritto di pestarti i piedi."
La sua saggezza spiccia mi ha salvata più volte del previsto.
Era il mio scaccia-pensieri ufficiale. Qualsiasi problema avessi, correvo da lei, e lei sapeva sempre se era il momento di urlare o lasciar correre.
Ora lo so fare anch'io, ma non nego che a volte ho ancora bisogno del suo sguardo, del suo ragù, e di sentirla dire: "Ce la fai, Sole."Citofono. Mi risponde una voce femminile – probabilmente Silvia.
"Ciao! Sono Sole... sono in anticipo di un giorno. Posso solo appoggiare gli scatoloni e ci rivediamo domani?"
Lei sembra sorpresa, ma gentile: "Ma no, figurati! Puoi restare anche da stasera, mi fa piacere."
Mi stringe la mano con un sorriso, io ricambio e la ringrazio per l'accoglienza.

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every breath you take || OLLY
FanfictionA meno che tu non sia l'unica L'unica per me le altre le vedo Le altre si che le vedo Ma a te ti sento dentro come un pugno
1. TRASLOCO
Comincia dall'inizio