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HEARTS - Quel filo che ci unisce

Teen Fiction

[IN REVISIONE] [STORIA IN CORSO] Sophia ha conosciuto Daniel a tredici anni ad una festa. Da quel giorno diventato il suo migliore amico. Daniel bello, simpatico, il ragazzino che vogliono tutte, ma per Sophia tutt'altra storia. Si sono prom...

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Capitolo trentadue - Odore di Candeggina

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A grandi passi percorsi il corridoio semi vuoto dell'università. Ormai le lezioni della giornata erano finite e tutti gli studenti si erano divisi tra i dormitori e la caffetteria.

D'un tratto qualcuno mi afferrò il braccio e mi attirò in un'altra stanza. Il mio corpo venne letteralmente risucchiato nello sgabuzzino dell'inserviente.

«Cosa ca-» la mia bocca fu bloccata da una mano forte e possente, di un ragazzo.

Lo stesso, chiuse la porta dietro di se, impedendomi ogni via di fuga e poi si palesò.

«Hai preso qualcosa che non ti appartiene.»

Era Daniel.

«E mi rapisci per questo? Mi hai fatto morire!»

Quando capii che fosse lui, i miei polmoni ripresero fiato. Il mio cuore probabilmente si era bloccato per qualche secondo al limite di un infarto.

Fermarmi come le persone normali, no?

«Non ti ho rapit- no si hai ragione, ridammelo.»

Strinsi il foglio di carta, che avevo nella tasca della mia gonna, tra le mie dita, così forte da stropicciarlo.

«Cosa?» la mia faccia esprimeva un fare innocente che in realtà nascondeva l'espressione di chi aveva anche letto il contenuto.

«Dai Sophia... la canzone.» a quel punto Daniel liberò un lungo sospiro che gli spostò le ciocche dei suoi capelli dal volto.

«Perché la rivuoi?»

«Perché è mia.»

«Perché hai scritto una canzone?»

«Perché mi hai scritto una canzone?» questa volta marcai attentamente il pronome. Era per me. Era per me e io lo sapevo. La sua faccia me lo stava urlando in qualsiasi lingua del mondo.

«Cosa ti fa credere che sia per te?» con quel sorriso beffardo avrei voluto schiaffeggiarlo.

Oh si, un giorno avrei trovato il coraggio per picchiare Daniel Miller.

«Non lo è?» gli tenni testa, non doveva vincere lui a questo gioco. Non stavolta.

«No.»

«Dimostramelo.» Feci un passo avanti a lui e un altro ancora poco dopo. Le punte delle nostre scarpe si toccarono, io, in posizione eretta, arrivavo all'altezza delle sue spalle.

«Mi esasperi Sophia. Veramente. Mi togli tutta l'aria che mi circonda.» quelle parole un po' mi ferirono ma non lo diedi a vedere. Infondo, pensavo la stessa cosa. Mi esasperava.

«Tieniti questa stupida canzone.» sbuffai schiacciando il foglio stropicciato contro il suo petto.

La poca forza che avevo fu in grado di spintonarlo contro uno degli scaffali. Alcuni prodotti per le pulizie caddero per terra producendo un fastidioso frastuono.

Ma in quel frangente non mi resi conto della velocità di Daniel nell'afferrarmi il polso e nel farmi scontrare contro il suo petto.

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