«Sophia.» mi voltai all'istante quando sentii quella voce pronunciare il mio nome.
Ovviamente era Daniel, e non potevo chiedermi cosa ci facesse lì, era casa sua. Lui ci viveva, e io, lo avevo scoperto solo in quel momento.
«Signor Miller... io...io.» d'un tratto persi la capacità di parlare. Non riuscivo a spiegarmi il motivo per cui stessi reagendo in quel modo. Ma infondo, come biasimarmi?
Luke e Daniel, nemici per la pelle, in realtà erano fratelli e nessuno me lo aveva mai detto.
Avevo bisogno di prendere aria, anche se in casa non ci ero ancora entrata. Dovevo allontanarmi dai tre uomini attorno a me.
«Ho bisogno di rinfrescarmi, scusate.» non sapevo cos'altro dire. Strinsi lo zaino che avevo in spalla e mi feci spazio tra i tre cercando un punto del giardino più lontano possibile da loro.
Ma qualcuno mi seguii. Era Daniel.
«Sophia aspetta.»
«Lasciami. Sei un bugiardo.» mi afferrò l'avambraccio, ma io provai a scansarmi, non volevo essere toccata. Non da lui.
«Beh tecnicamente no. Non ho mentito su niente, ho solo omesso qualche dettaglio.» stava davvero ironizzando su una bugia grossa quanto una casa?
«Tu e Luke siete fratelli. Vivete nella stessa casa, mangiate allo stesso tavolo! E stupida io che pensavo di poter risolvere le cose tra voi. Cosa dovevo risolvere? Era tutta una farsa!»
Mi voltai verso di lui. Questa volta ero arrabbiata.
Sul serio.
Mi sentivo presa in giro. Di nuovo. Mi erano crollate tutte le certezze. Di nuovo.
Non mi fidavo più di lui. Di nuovo.«Fratellastri.» disse a denti stretti.
«Cosa?»
«Siamo fratellastri Sophia, non fratelli. È diverso. E probabilmente lo avresti saputo tempo prima se solo...» a quel punto mi bloccai. Forse da quel momento qualsiasi cosa stesse per dire avrebbe cambiato ogni pensiero positivo su di lui.
Avanzai. Gli puntai un dito contro tanto da toccare il suo petto.
«Se solo cosa Daniel?» Lui non rispose, girò lo sguardo e il viso verso destra, in un'altra direzione.
Qualsiasi punto sembrava essere più interessante di me.
Ma ero stufa dei suoi giochi. Dei suoi silenzi.
Con una mano gli afferrai il volto poggiando le dita attorno alla sua mascella e lo costrinsi a guardarmi.
«Dillo.»
«Se solo non te ne fossi andata.» Vuoto totale. Un immenso e estenuante vuoto. Ero quello che sentii non appena quelle parole si palesarono nella mia mente.
Daniel Miller aveva veramente osato dirmi quelle parole.
Trattenni le lacrime. Non perché fossi ferita o arrabbiata, ma probabilmente era tutta la delusione che avevo provato in quel momento.
Indietreggiai, un passo lontano da lui, poi un secondo e un terzo.
Non volevo più respirare la sua stessa aria.
«Porca puttana Daniel. Mia madre è morta quando avevo tredici fottuti anni. Mi sono addormentata ogni notte nel suo letto in ospedale sperando che guarisse. Ho imparato a cucinare a tredici anni perché io e mio padre dovevamo pur mangiare. Ero sola. Completamente sola. E tu non c'eri. Avevo bisogno di te e tu non c'eri. Quindi scusami Daniel Miller se ero troppo occupata a piangere la morte di mia madre.» questa volta non urlai. Il mio tono però era tagliente come lame.

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HEARTS - Quel filo che ci unisce
Teen Fiction[IN REVISIONE] [STORIA IN CORSO] Sophia ha conosciuto Daniel a tredici anni ad una festa. Da quel giorno diventato il suo migliore amico. Daniel bello, simpatico, il ragazzino che vogliono tutte, ma per Sophia tutt'altra storia. Si sono prom...