«Ah papà capisco non preoccuparti, vedrò cosa fare...»
«Si si, magari chiedo alle ragazze o comunque posso rimanere in dormitorio è un giorno come un altro veramente... voi... voi divertitevi okay? Poi fammi sapere come è la Florida...»
Lo salutai, poi riattaccai. Presi un respiro profondo.Non dovevo piangere.
Non dovevo arrabbiarmi.
Non dovevo ingelosirmi.
Erano queste le tre frasi che mi ripetevo di continuo dopo che mio padre mi aveva appena bidonata per il giorno del ringraziamento.
Avremmo dovuto festeggiarlo insieme, a casa come ogni anno, e invece lui e Linda avevano organizzato un weekend in Florida.
Non che mi dispiacesse, o che non volessi, ma, in un certo senso, mi sentii tagliata fuori dalla loro vita. Da quando ero al college chiamava poco, ci sentivamo di rado e molto spesso era frettoloso nelle risposte.
Per un attimo avevo addirittura pensato mi nascondesse qualcosa e invece probabilmente si stava soltanto costruendo una vita, con Linda.
Li adoravo insieme, ma forse non mi sarei mai sentita abbastanza per loro.
Sospirai.
Sentii una lacrima solcare la mia guancia e bagnarla, l'asciugai in fretta prima che qualcuno potesse vederla. Non potevo mostrarmi così fragile, specialmente quel giorno. La sera ci attendeva la gara e io dovevo essere presente per Daniel e per Luke. Dovevamo chiudere questa storia.
«Sophia.» qualcuno alle mi spalle mi costrinse a voltarmi, ero in corridoio davanti al mio armadietto.
«Ehi Luke.» chiusi il lucchetto e mi girai verso di lui.
«Non ho potuto non ascoltare la tua conversazione. Mi dispiace non avrei dovuto.»
Beh si, non avrebbe dovuto. Mi sentii in imbarazzo, la mia famiglia, il rapporto con mio padre era qualcosa di così intimo per me che difficilmente riuscivo a parlarne con qualcuno.
«Il giorno del Ringraziamento alla Columbia è un vero schifo, ci sono passato l'anno scorso al ridosso degli esami. E nulla, volevo dirti che se ti va a casa mia la mia famiglia organizza una cena. Di solito ci chiedono sempre di portarci qualcuno...»
Alzai lo sguardo verso di lui, mi stava forse invitando a casa sua con la sua famiglia?
«Avrei voluto invitare già te, a prescindere dalla tua conversazione sia chiaro.» aggiunse ancora passandosi una mano tra i capelli. Sembrava agitato.
Quando Luke era in imbarazzo o arrossiva gli si coloravano le guance e gli si illuminavano gli occhi verdi. Era impossibile non rimanerne ipnotizzati.
«Mi stai invitando a cena dai tuoi? È una sorta di..uhm... appuntamento?» non avrei saputo come definirlo, era strano il nostro rapporto.
Ci eravamo baciati qualche settimana prima ma poi ci eravamo allontanati. Luke mi aveva comunque confessato il suo interesse ma io non avevo fatto altro che confondermi tra lui e Daniel.
E lo ero ancora.
Non sapevo che fare, ma non avrei voluto passare il ringraziamento da sola.
Felice lo avrebbe passato a casa di Ned, Debora con i suoi genitori e Emily lo stesso. E beh... non potevo chiedere a Daniel no?
«È più un modo per farti conoscere una parte di me. Ti ricordi all'Empire? Quando mi chiedesti qualcosa di me? Beh ecco adesso puoi scoprirlo. Ma puoi chiamarlo anche appuntamento se vuoi» scrollò le spalle e poi poggiò un braccio sull'armadietto in modo tale da diminuire la distanza fra di noi.

STAI LEGGENDO
HEARTS - Quel filo che ci unisce
Teen Fiction[IN REVISIONE] [STORIA IN CORSO] Sophia ha conosciuto Daniel a tredici anni ad una festa. Da quel giorno diventato il suo migliore amico. Daniel bello, simpatico, il ragazzino che vogliono tutte, ma per Sophia tutt'altra storia. Si sono prom...