Avviai il getto d'acqua e dopo aver premuto play su "Canzoni da cantare sotto la doccia" di spotify, mi feci cullare dal vapore dell'acqua calda e dal rumore delle goccioline che scendevano lungo le pareti.
Avevo anche acceso qualche candela profumata, probabilmente erano la ciliegina sulla torta che mancava a quel momento di relax.
Quando mi infilai il vestito, lo feci davanti allo specchio, mi truccai leggermente aggiungendo soltanto un filo di elyner e del mascara e mi acconciai i capelli. Provai a legarli in una treccia disordinata lasciando qualche ciocca a boccolo che mi scendeva sul viso.
D'un tratto mi accorsi di non essere riuscita a far salire la cerniera dietro alla schiena. L'abito si chiudeva solo in quel modo.
«Merda.» sbuffai tra me e me provando a toccare con la mano il punto più lontano della mia schiena.
Come avrei fatto?
Provai a tirare su la cerniera con fatica e miserabilmente senza successo. Spostai lo sguardo sul mio riflesso. Avevo la fronte corrucciata e già vedevo gli angoli del mio volto imperlati leggermente dal sudore.
Mi morsi il labbro inferiore provando a cercare una soluzione.
Ma proprio in quel momento, sentii la porta, già semi aperta, chiudersi, provocando un piccolo tonfo, segno che qualcuno fosse entrato nella mia stanza.
Deglutii.
«Ferma, faccio io.» una voce roca, bassa e profondamente familiare sussurrò qualcosa alle mie spalle.
Rimasi immobile, nel punto esatto in cui mi aveva trovato.
Sentii la sua presenza dietro di me farsi sempre più prepotente contro la pelle. Una mano lenta mi accarezzò la schiena nuda percorrendo lo stesso tratto che avrebbe dovuto fare poco dopo la cerniera.
La prese tra le mani e poi la tirò su, lentamente, centimetro dopo centimetro.
Era dannatamente estenuante. Sentivo soltanto il rumore della zip confondersi con i nostri respiri.
Il mio era pesante e preoccupato, il cuore aveva cominciato a rallentare il suo corso fino a farmi cascare in uno stato di completa inerzia.
Il suo, era caldo sul mio collo, e anche quando riuscì a chiudermi il vestito era ancora insistente sulla mia pelle scoperta dalla treccia.
In quel momento avevo avuto lo sguardo basso,incapace di alzarlo verso lo specchio.
Avrebbe potuto rivelare la verità.
Ma lui mi posò una mano sotto al mento e mi costrinse a guardarci.
Il nostro riflesso nello specchio proiettava il mio biondo cenere confondersi con il nero pece di Daniel dietro di me.
«Cos-cosa vuoi?» provai a girarmi ma lui non me lo permise. Adagiò il suo corpo al mio con la mano libera sul mio fianco. Riuscivo a sentirne il calore anche senza guardarla. Questo perché mi provocò un formicolio lungo tutta la schiena fino alla punta delle mie dita.
«Niente, la tua camera è di fronte alla mia e ti ho vista in difficoltà. Avevi lasciato la porta aperta.» Era stato un attimo. Quelle parole pronunciate in quel modo avevano creato un semplice secondo di tensione che mi aveva paralizzato.
Eppure quell'attimo finì all'istante.
«Dobbiamo andare.» sussurrai provando a liberarmi dalla sua presa. Non era stretta, ero io a sentirmi incapace di muovermi.
«Sophia.» questa volta però strinse i suoi polpastrelli attorno alla mia vita costringendomi a voltarmi verso di lui.
La luce fioca che entrava dalle vetrate illuminava soltanto i suoi occhi azzurri. Vedevo soltanto quelli e ci stavo già affogando.
«Daniel. No.» ero ancora arrabbiata con lui, non gli avrei permesso di controllarmi ancora. Non l'avrebbe passata liscia.
Non avevo idea di come ci fossi riuscita, ma riuscii a scollare i miei piedi nudi dal pavimento e ad afferrare i tacchi al lato della cabina armadio.
Presi il mio cellulare e il rossetto che avrei già dovuto mettere sulle mie labbra e uscii dalla camera, lasciando Daniel lì, al suo interno.

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HEARTS - Quel filo che ci unisce
Teen Fiction[IN REVISIONE] [STORIA IN CORSO] Sophia ha conosciuto Daniel a tredici anni ad una festa. Da quel giorno diventato il suo migliore amico. Daniel bello, simpatico, il ragazzino che vogliono tutte, ma per Sophia tutt'altra storia. Si sono prom...
Capitolo ventisette - Il vestito
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